Soffri d’ansia? Gestisci il tuo spazio vitale!
Questo è il mio spazio, quello è il tuo spazio. In questa scena del film Dirty Dancing, si trattava di gestire gli spazi in una semplice lezione di ballo, semplicemente per non prevaricare il margine visivo e di movimento del proprio partner di ballo. Ma a quanto pare la gestione dello spazio è fondamentale anche per gli ansiosi.
Gli stati d’ansia si sa primeggiano in situazioni quali, prima fra tutte, stare in coda accalcati, a meno che non ci sia una significativa distanza di sicurezza tre sé e gli altri. C’è chi per fare colazione ha bisogno di un lungo bancone, perché essere sfiorato durante un cappuccino o trovarsi gomito a gomito con uno sconosciuto può risultare poco gradevole. Questi sono chiari esempi di stati d’ansia, più o meno, gestibili, a seconda dell’emotività della persona: più si è nervosi, meno si sopporta l’invasione del proprio spazio vitale, considerato a rischio anche a distanze di 30-40 centimetri.
Aumentare le distanze fisiche
Chi convive con il nervosismo ha proprio bisogno di stare a debita distanza dal proprio interlocutore e tollera ben poco le invasioni altrui. Lo sostiene uno studio di ricercatori italiani della University College London pubblicato sul Journal of Neuroscience, che in sostanza quantifica il concetto di spazio vitale, ovvero lo spazio attorno a una persona che normalmente non deve essere invaso e che nessuno di noi è disposto a lasciare invadere, adeguandone i confini a chi soffre di stati ansiosi e fissandone la normalità tra i 20 e i 40 centimetri.
L’esperimento
Chiara Sambo e Giandomenico Iannetti dello UCL hanno condotto un esperimento basandosi sulle reazioni a uno stimolo difensivo a distanze sempre più ravvicinate, constatando in alcuni volontari una risposta più reattiva a parità di distanza e, in un secondo momento, dopo aver chiesto a ciascuno dei partecipanti di auto-attribuirsi un punteggio in termini di ansia, rilevando un legame direttamente proporzionale tra ansia e distanza di sicurezza avvertita. Per calcolare lo spazio vitale i ricercatori hanno misurato la risposta involontaria di difesa, ovvero il «riflesso di ammiccamento» indotto dalla stimolazione elettrica della mano dei partecipanti, quantificandone l’intensità a differenti distanze tra viso e mano e risalendo così allo spazio vitale individuale. In sostanza gli ansiosi hanno dimostrato di reagire con decisione anche a una distanza di 40 centimetri, mostrando di sentirsi minacciati se la persona o la cosa più vicina rispetto a loro era ben più lontana della normalità dei non ansiosi, disposti mediamente a sopportare una vicinanza di anche 20 centimetri.
Il defensive peripersonal space (o spazio peripersonale) identifica i centimetri di spazio di cui ciascuno ha bisogno per non sentirsi minacciato o oppresso, una sorta di guscio “attorno” al corpo delimitato dai movimenti di raggiungimento che fa sentire protetti e non minacciati. Il fatto che lo spazio vitale sia più ampio nelle persone ansiose è spiegabile dal fatto che sono più sulla difensiva e che riescono a trovare insidioso anche qualcosa o qualcuno che si trova a una distanza tale da essere considerata innocua agli occhi di una persona senza particolari ansie.
Forse troverete in una lezione di ballo la vostra terapia più adatta?